20140224

A quarant’anni di Nahid Tabatabai - Ponte33 editore

La storia è molto semplice, una donna di quarant’anni circa, sposata con una figlia adolescente viene a sapere che arriverà a Tehran per un concerto, come direttore d’orchestra, il suo primo amore.

Questa
 notizia le porta una discreta (nel senso di non manifesta) inquietudine perche’, come si apprende, sebbene la sua attuale vita sembri invidiabile (pure da me..) in realtà nasconde alcune rinunce.

Dal marito rispettoso e innamorato che però ha probabilmente sposato più per convenzione sociale che per amore, al lavoro che le consente di essere indipendente ma che alle 10 di mattina ha già terminato di svolgere, alla figlia adolescente, amata, ma che è lì a ricordarle che la parte migliore della sua vita è già trascorsa, e che la bellezza dell’asino l’ha abbandonata da parecchio.

Si scopre inoltre che tra gli accomodamenti che ha dovuto portare alla sua vita vi è la rinuncia ad un’eventuale carriera di violoncellista.

Il libro è scritto bene, senza grandi approfondimenti psicologici ma molto incentrato sul racconto della vita quotidiana.

Quello che dovrebbe stupire il lettore (non me che in Iran ci sono stata) e’ che pure ambientandosi, il racconto, in uno stato canaglia, secondo l’iimaginario propinatoci dagli americani tra uomini barbuti e mussulmani, Aleleh , la protagonista, ha problemi e timori – l’arrivo temibie della mezza età- del tutto simile ai nostri. E la stessa famiglia sembra un po’ quelle famiglie felici da Mulino Bianco.. Il finale è ottimista, la famigliola rimane unita e forse la carriera da violoncellista potrà essere ripresa..

Sara Merighi

http://www.ponte33.it/

Ponte33 è una casa editrice che si pone l’obiettivo di far conoscere in Italia la letteratura contemporanea in lingua persiana prodotta in Iran, Afghanistan, Tagikistan e all’estero, principalmente Stati Uniti e Europa, dove molti scrittori provenienti da questi paesi vivono e lavorano. L’idea è nata nella primavera del 2008 a Tehran, dove Felicetta Ferraro e Bianca Maria Filippini hanno deciso di trasformare la conoscenza, l’interesse e la passione per un paese nel quale entrambe si erano trovate a lavorare e a vivere (Bianca Maria Filippini come ricercatrice impegnata nella stesura della tesi di dottorato, Felicetta Ferraro come addetto culturale dell’ambasciata d’Italia) in un progetto editoriale destinato a prendere vita al loro rientro in Italia. Più che una casa editrice classica, uno spazio nel quale far ‘transitare’ verso l’Italia scrittori, poeti, grafici, artisti (il genere in italiano è maschile, ma la sostanza, in Iran soprattutto, oggi è in primo luogo femminile) e presentare una produzione culturale autentica, molto diversa dagli stereotipi infarciti di chador e di veli che ormai hanno invaso il mercato editoriale. Una produzione variegata e multiforme, in cui la letteratura, ancor più del cinema e delle arti visive, ha un posto di primo piano nello svelare le contraddizioni, queste sì vere e dolorose, che si agitano all’interno di società nelle quali la contemporaneità si trova a convivere con resistenze antiche e nuove opposizioni. E nel mettere in luce come la collisione tra queste tensioni produca anche uno straordinario dinamismo, che cambia le mentalità senza spezzare la trama forte delle identità, e della storia.
L’intenzione è dunque quella di offrire per tutta l’area di lingua persiana una sorta di sguardo “dall’interno”, quello sguardo che solo la letteratura può dare, se è vero che per conoscere un paese occorre viverci oppure leggerne gli scrittori.
Il nome Ponte33 richiama il persiano Si-o-se pol, bellissimo ponte di Isfahan sotto le cui arcate (33 per l’appunto) da sempre giovani e meno giovani si incontrano, parlano, discutono, recitano versi, leggono libri.

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