20140625

"Nei suoi occhi verdi" di Arnost Lustig - Keller Editore

Ogni superstite ad un campo di concentramento che decida di descrivere l' orrore attraverso la scrittura ha un suo modo caratteristico di farlo.
Primo Levi, Eli Wiesel, Imre Kertesz, solo per citare i più' Importanti, hanno però nella loro diversità, una caratteristica comune: quella di raccontare in prima persona. E' La loro esperienza, ciò che hanno visto con i loro occhi, ciò che hanno vissuto che leggiamo nei loro scritti.
Arnost Lustig ( 1926 -2011) autore ancora sconosciuto in Italia, ma uno dei maggiori intellettuali dissidenti cechi, amico di Milan Kundera, giornalista , combattente, professore universitario, nel suo " Nei suoi occhi verdi" ,edito per la prima volta da Keller, non parla, invece, in prima persona. Non è la sua esperienza che narra.
Attraverso una scrittura netta, diretta, Lustig riesce a rendere l' orrore ancora peggiore, se possibile, raccontandolo dal punto di vista femminile.
Perché, sebbene i nazisti furono ecumenici nell'infliggere dolore ed umiliazione, sicuramente raggiunsero le loro più alte vette di crudeltà su donne e bambini.
E Se "Umiliare e' come uccidere" le milioni di donne uccise nei campi di concentramento sono  morte centinaia di volte prima di entrare nelle camere a gas.
Corpi esposti, denudati, picchiati,sfruttati, violati.
Come quello di Hanka, la quindicenne protagonista, che si salva ma a prezzo di doversi prestare a diventare Feldhure, puttana da campo.
L'autore non ci risparmia nulla.  La paura, il freddo,la dissenteria, la fame, lo schifo. Non giudica.
Nessuno scrittore scampato dai campi di concentramento giudica. Non è necessario. E' sufficiente raccontare. 
Tutti cercano invece di capire, di trovare una spiegazione.
Arnost Lusting ha impiegato l'intera vita a cercare di capire. "Nei tuoi occhi verdi" l' analisi dei personaggi e' profonda, metabolizzata ( il romanzo esce infatti nel 2004) e lucida ma non per questo meno angosciante e, anche se così lontana dai fatti, meno viva.
L' autore entra nella coscienza dei carnefici così come in quella delle vittime ed in quella degli spettatori, coloro che si immaginavano, ma non volevano credere.
Con uguale profondità descrive i percorsi mentali, i tormenti dei personaggi. Come l'Oberfuhrer Sarazin, il male assoluto, il nazista esaltato, crudele, imbevuto di tutte le credenze e nozioni con cui i tedeschi giustificavano il loro odio verso gli ebrei e i più deboli o il rabbino  Gedeon Shapiro che solo incontrando Hanka prende piena consapevolezza dell'enormità dell' orrore e non se ne da pace.
E' proprio nel tormento del rabbino Gedeon Shapiro che forse il lettore si identifica di più. Nella riflessione  che, sebbene, fortunatamente, non sia toccato in sorte a noi un orrore cosi' grande comunque anche noi, come genere umano, ne siamo corresponsabili ( Di questo o di qualsiasi altro massacro più recente).
"E' il crimine dell' indifferenza per il quale nessuna punizione e' sufficientemente grande. L ' indifferenza e' il crimine più grande che un uomo commette verso il suo simile. Distrugge la più antica delle leggi ancestrali".

Sara Merighi

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